Robotica e Intelligenza Artificiale non fanno più paura.
Ma a che punto siamo con la formazione?
Robotica e Intelligenza Artificiale sul luogo di lavoro. Cosa ne pensano gli italiani?
Stando alle recenti indagini Randstad e Doxa, robotica e Intelligenza Artificiale (IA) non spaventano più gli italiani, che cominciano a riconoscerne gli effetti positivi sulla qualità del lavoro: meno faticoso, più sicuro, più interessante e talvolta nuovo nelle mansioni.
Fiducia nell’automazione: l’importanza del poter “lavorare insieme”
Tale tendenza è data da una maggiore fiducia dei lavoratori verso automazione e dispositivi tecnologici, con un balzo del 25% in soli quattro anni. In particolare, sembra giocare un ruolo fondamentale nella propensione al loro utilizzo, l’aver avuto la possibilità di interagire e lavorare con loro in passato. In pratica, quindi, ha meno timore chi già lavora in un ambiente altamente automatizzato, poiché è maggiormente propenso a riconoscere i benefici che questi dispositivi possono apportare sul luogo di lavoro e che includono principalmente:
– La capacità di rendere il lavoro meno faticoso e più sicuro
– La capacità di valorizzare l’intervento dell’uomo, che lavora meno e meglio
– La possibilità di creare ruoli, funzioni e posizioni nuove
Così, coloro che hanno toccato con mano sistemi automatici e dispositivi tecnologici sono maggiormente favorevoli all’utilizzo di IA e robotica sul luogo di lavoro (75%) rispetto a chi non ha mai avuto la possibilità di sperimentare questo tipo di interazione (47%).
Cosa manca, quindi, per completare questo processo di digitalizzazione? Purtroppo, il problema restano le competenze, insufficienti per stare al passo con la rapida innovazione tecnologica che stiamo attraversando.
Le competenze: un ostacolo da superare
Stando all’ultima indagine di Randstad, 8 italiani su 10 percepiscono il crescente impatto della tecnologia sul mondo del lavoro come un’opportunità, non più come una minaccia. In Europa, soltanto Grecia e Portogallo risultano più ottimisti di noi.
Dunque, cosa ci blocca?
Il grande ritardo, rispetto agli altri paesi europei, si registra sulle competenze digitali, sulle quali ci piazziamo alla 32esima posizione su 34 paesi, con un -18% rispetto alla media globale e un -15% rispetto alla media europea sulla capacità di scuola e università di prepararci adeguatamente alla domanda sempre più tecnologica del mondo del lavoro.
Acquisire competenze digitali per il proprio lavoro
Nonostante questi dati possano sembrare scoraggianti, dobbiamo considerare che siamo anche quelli che si sentono maggiormente sotto pressione per restare aggiornati sugli sviluppi delle tecnologie digitali. L’87% dei dipendenti vuole acquisire più competenze per garantire la propria occupabilità in futuro, consci della crescente importanza del ruolo delle tecnologie sul posto di lavoro. Così, coloro che non ritengono di possedere le competenze necessarie e che sono insoddisfatti dell’investimento aziendale in formazione digitale, cercano di rispondere alla domanda di competenze digitali in autonomia.
Competenze digitali per la crescita personale e professionale
Per cogliere tutti i benefici dell’IA e colmare il divario con gli altri paesi è necessario riconoscere l’importanza delle competenze digitali nella propria formazione personale e professionale. La consapevolezza del ruolo che le nuove tecnologie hanno e avranno nei luoghi di lavoro, infatti, è il primo passo per poter migliorare l’interazione uomo-macchina e per poter stare al passo con l’innovazione tecnologica degli ultimi anni.
Unveil Consulting propone attività di consulenza e formazione per aiutare le aziende ad affrontare tali cambiamenti, supportando lo sviluppo di competenze digitali e permettendo un avvicinamento ed una familiarizzazione con le nuove tecnologie.