Rientro al lavoro? Come, più che quando
Il lavoro da casa ha cambiato radicalmente le nostre abitudini, ci ha permesso di riorganizzare priorità, valorizzare legami familiari, e sviluppare l’attitudine a prenderci maggiormente cura di noi.
Siamo stati allontanati temporaneamente dai luoghi di lavoro e dai colleghi, dalle chiacchiere alla macchinetta del caffè, dal traffico caotico per raggiungere l’ufficio, e siamo stati catapultati in una realtà parallela quasi esclusivamente delineata dalle mura domestiche.
Il periodo di isolamento sociale ha favorito l’acquisizione di un certo grado di autonomia, sia per quanto riguarda l’organizzazione del proprio lavoro, sia per quanto riguarda la gestione del tempo. Autonomia che, sulla base della personalità e delle caratteristiche di ognuno, può rivelarsi funzionale e motivante o, al contrario, fonte di insicurezza. L’abbandono della modalità di lavoro da remoto è certamente un passo significativo per tutti noi, riassestante per alcuni ma insicuro e vacillante per altri.
I dati lo dimostrano: il 40% delle persone è preoccupata del rientro a tempo pieno in ufficio, il 20% di loro cambierebbe lavoro se costretto a rientrare full-time, e il 6,7% delle persone ha già trovato un posto di lavoro differente. Tra i principali motivi emergono l’organizzazione del tempo, la gestione familiare e i vissuti di stress legati a un lavoro totalmente in presenza (ANSA, 2021).
Tra le preferenze espresse, circa la metà dei lavoratori intervistati vorrebbe un modello di lavoro ibrido, il 30% un rientro a tempo pieno, e i restanti sono a favore dello Smart working (ANSA, 2021).

Persone tendenzialmente predisposte al contatto sociale, che mostrano una personalità estroversa e che apprezzano il costante confronto sociale, accettano con facilità il rientro totale in ufficio. Per questi lavoratori, la presenza sociale risulta infatti stimolante e produttiva, molto più dell’autonomia, e la prediligono anche in situazioni e attività dove oggettivamente un’assistente virtuale o una riunione da remoto sarebbero pienamente funzionali.
Il rientro in ufficio è invece più difficoltoso per coloro che preferiscono la calma della solitudine, lontani da fonti di distrazione, frustrazione, e numerosi contatti sociali forzati. In questo caso, le persone più introverse sembrano preferire l’utilizzo di tecnologie che rendono possibile il lavoro in autonomia in ogni luogo e momento, senza includere costantemente quella “cornice sociale” che è data dal luogo fisico dell’ufficio.
Ma cosa fare per quel 47% che, collocandosi nel mezzo, si esprime a favore del modello ibrido?
La sfida delle organizzazioni sta nel trovare la strada adeguata per supportare il prediletto, in grado di conciliare lavoro da remoto e lavoro in ufficio, costruendo una modalità operativa che si riveli veramente “Smart”, lasciandosi alle spalle i concetti di timbratura, orario, controllo. Piuttosto, mai come oggi, si evidenzia la necessità di un’organizzazione “People Centric”, che garantisca autonomia e fiducia al lavoratore, e che sia possibilmente basata su obiettivi concreti, raggiungibili, realistici.

Il Management by Objective (MBO), che poggia sui concetti di raggiungimento dei risultati, gestione del tempo e autonomia, sembra essere funzionale al modello ibrido del lavoro, poiché il principio che sta alla base è del tipo “Non dirmi che cosa devo fare, dimmi quale risultato vorresti vedere”.
E’ importante ricordare che, in una gestione MBO, l’obiettivo non può essere semplicemente assegnato dall’alto, come accade nelle aziende con impostazione prevalentemente top-down, ma dev’essere compreso, accettato e soprattutto condiviso dal lavoratore. I risultati migliori si ottengono quando la persona si sente parte del progetto aziendale e ne conosce i dettagli, lavora in un ambiente di confronto stimolante, e non viene messa sotto pressione sul “come e quando” svolge il proprio lavoro.
In quest’ottica risultano fondamentali sia la formazione dei manager e dei leader su temi di people- management, feedback, assegnazione di obiettivi, sia dei lavoratori in merito a time management, responsabilità e gestione delle difficoltà in autonomia.
I dati rivelano che è diventano necessario affermare un clima organizzativo principalmente volto alla conciliazione e all’equilibrio tra esigenze della vita lavorativa e necessità della vita privata, al fine di aumentare il benessere e favorire la produttività, non solo dell’organizzazione ma anche della persona. La realtà ottimale è realizzabile solo quando al lavoratore viene posta la giusta domanda: “Di che cosa hai bisogno in questo momento?”.