Prepararsi alla Fase 2: conoscere e monitorare l’impatto psicologico della quarantena
Quali sono e saranno gli effetti psicologici della quarantena che stiamo vivendo? In un recente articolo, alcuni ricercatori hanno cercato di rispondere a questa domanda, descrivendo i principali effetti della quarantena associata a diverse epidemie passate, come la SARS, l’Ebola e l’ influenza H1N1. L’articolo descrive sia gli effetti sulla popolazione, sia quelli sugli operatori sanitari, ma sebbene sia estremamente importante salvaguardare la salute del personale medico e sanitario, in questo articolo ci occuperemo della popolazione costretta a lavorare da casa, prestando attenzione alle conseguenze sul benessere dei lavoratori e il possibile impatto sulle aziende.
Gli impatti della quarantena sulle persone sono notevoli, in particolare tra gli effetti negativi troviamo sintomi da stress post-traumatico, confusione e rabbia, e tra gli altri impatti troviamo depressione, irritabilità, insonnia ed esaurimento emotivo. Questi fattori sono principalmente scatenati dal puro isolamento sociale, dalla paura del contagio proprio e degli altri e dalle temute conseguenze finanziarie.

Ma perchè chi è in quarantena è così stressato?
Può sembrare banale affermare che la quarantena aumenti lo stress, ma per combatterne gli effetti è bene spiegare chiaramente quali sono, nello specifico, i fattori che scatenano gli impatti negativi di cui abbiamo parlato.
Frustrazione e noia sono la prima causa, generate dalla riduzione di libertà, il cambio nella routine giornaliera e la riduzione di contatto sociale e fisico, oltre che dall’impossibilità di eseguire tutte le attività giornaliere necessarie al benessere psicologico e fisiologico.
Le scorte insufficienti non solo in termini di cibo, ma anche la difficoltà nel reperimento delle scorte farmaceutiche o delle visite mediche regolari e prescrizioni, contribuiscono ad aumentare l’insorgenza di sentimenti negativi.
Le Informazioni inadeguate provenienti dal Governo e dalla sanità pubblica, come protocolli da seguire non sufficientemente chiari e la confusione percepita circa il proposito e le modalità di svolgimento della quarantena.
Cosa fare – Quarantena e Fase 2
Per le aziende che hanno lavoratori impegnati nel lavoro da remoto, è importante sapere come supportarli ed aiutarli durante questo periodo, anche in preparazione alla Fase 2.
La comunicazione è, ovviamente, la via più efficace per mitigare gli effetti negativi della quarantena. Per le aziende, significa essere in grado di assegnare obiettivi chiari ai propri dipendenti e di non fare “micromanaging” intasando chat e mail e facendo percepire al lavoratore di essere costantemente tenuto sotto controllo, e quindi di non essere meritevole di fiducia.

Tuttavia, è anche vero che un adeguato monitoraggio dello stato di benessere dei dipendenti sia fondamentale per lavorare in modo sicuro e senza stress. In particolare è importante per i supervisori mettersi a disposizione, anche via telefono, per fornire informazioni e supportare il personale nei momenti di incertezza.
Un altro modo di ridurre lo stress da quarantena è quello di comunicare spesso l’importanza del perchè viene fatto: la percezione che altre persone possano trarre beneficio dal nostro isolamento può rendere una situazione stressante più facile da affrontare.
Ma come si monitora lo stress?
Per monitorare lo stress è importante chiedersi due cose: quanto la situazione attuale sta causando stress nel dipendente? E quali sono i migliori metodi per aiutarlo? Le responsabilità delle Risorse Umane e del diretto supervisore, in questo senso, devono essere ben definite, perchè è da queste che ha origine la scelta della soluzione o dell’intervento, come ad esempio un percorso di formazione ad-hoc, sessioni counseling a distanza, esercizi di rilassamento e respirazione o l’organizzazione di (video)giochi di gruppo. Oltre a questi esempi, è importante che si sviluppi e coltivi una cultura che favorisca un sano rapporto tra colleghi, in modo che possano sostenersi a vicenda anche senza l’intervento del supervisore.
La scelta della soluzione più adatta, in ogni caso, deriva a sua volta da un monitoraggio efficiente, efficace e non invasivo dello stato di stress del dipendente. Gli esempi di strumenti a disposizione delle aziende vanno dai classici questionari psicologici a strumenti che misurano indicatori come l’inflessione della voce e il battito cardiaco, con sensori che possono trovarsi in braccialetti o, addirittura, nel mouse e nella tastiera dei computer.
In Unveil Consulting, ad esempio, abbiamo sviluppato Reveal, una web-app che, grazie all’invio di poche e semplici domande, permette di monitorare il benessere dei dipendenti. Le domande poste sono redatte da Psicologi abilitati, inoltre il sistema è gamificato per aumentare il coinvolgimento. Infine, i dati possono essere raccolti dall’azienda in forma anonima e aggregata, con la possibilità di restituire un profilo personale e privato al dipendente.
Detto questo, è importante che la scelta dello strumento venga ponderata con attenzione, condivisa con più collaboratori possibile, e comunicata in modo chiaro ed aperto. Il successo di una campagna di monitoraggio è importante anche in vista dell’inizio della Fase 2! Se verranno utilizzati strumenti rodati, sarà possibile non lasciare solo chi proseguirà il lavoro da casa, anche solo parzialmente, ma soprattutto si entrerà in questa fase con la giusta spinta e con il giusto ottimismo, l’unico elemento veramente necessario per la ripartenza delle nostre aziende e del Paese intero.
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