Ma questo Tik Tok, esattamente, cos’è?
Quando parliamo di Digital Revolution e organizzazioni, specialmente nel nostro blog, parliamo di innovazioni come Intelligenza Artificiale, Robotica, Realtà Virtuale. Tutti questi avanzamenti stanno portando enormi cambiamenti strutturali nelle aziende, andando a toccarne tutti gli aspetti, dagli obiettivi di vendita agli strumenti di reclutamento.
Tuttavia questa rivoluzione si manifesta in modo molto più chiaro e percettibile nella vita quotidiana. E tra Netflix, frigoriferi smart, auto a guida autonoma e monopattini elettrici, ben poche innovazioni sono popolari come i Social Networks. E tra di questi è emersa una nuova stella: Tik Tok.
Ma questo Tik Tok, esattamente, cos’è? E perché dovrebbe interessare alle organizzazioni?

Tic Toc, Tik Tok! Poco tempo, tanti video
Tik Tok è un social network di fattura cinese prevalentemente usato da adolescenti, in cui gli utenti registrano e pubblicano video corti (massimo 60 secondi), spesso accompagnati da effetti speciali e da musica. Si distingue dagli altri social perché il contenuto di questi video è in larga parte divertente e scherzoso in modo leggero e con il tono dei meme tipici di internet. È l’erede dell’ormai dimenticato Vine, ma si differenzia da quest’ultimo per tutta una serie di fattori, tra cui la maggiore spinta dei creatori a diventare influencers, e quindi a guadagnare soldi con le sponsorizzazioni. Un nuovo social che entrerà in azienda?
I social al lavoro e parole strane come “phubbing” e “cyberloafing”
Si sa, prima o poi i giovani d’oggi entreranno nel mondo del lavoro, e con loro tutta una serie di abitudini, tecnologie e apps prima d’ora sconosciuti alla cultura aziendale. Questo tipo di digital revolution “importata” dai dipendenti è già iniziata qualche anno fa, con l’esplosione delle applicazioni per cellulare, e i conseguenti cambiamenti di comportamento sul posto di lavoro.
Un esempio è il Phubbing, termine recente nato dalla fusione delle parole “phone” (telefono cellulare) e “snubbing” (snobbare), che accade quando non prestiamo attenzione ad un interlocutore perché siamo concentrati sul telefono. Quando pensiamo ai teenager di oggi, a molti di noi compare l’immagine di un Quasimodo ingobbito sul proprio cellulare, ma non possiamo negare che spesso (magari durante una riunione o un pranzo di lavoro), siamo noi quelli assorbiti dallo schermo. E ammettiamolo, conta poco la scusa del “devo controllare una mail di lavoro”.
Un altro comportamento degno di nota è il Cyberloafing, ovvero l’utilizzo di internet per scopi personali durante l’orario lavorativo. Questo tipo di comportamento non è necessariamente del tutto negativo, ma comporta inevitabilmente una sfida per qualsiasi organizzazione, che sia di tipo tecnologico oppure di cultura aziendale.

Cosa dobbiamo aspettarci?
Mano a mano che avanza l’inevitabile ricambio generazionale, il nostro posto di lavoro ospita giovani desiderosi di attenzione e di esprimere la propria creatività in modo rapido e semplice. Il cellulare non verrà solo utilizzato per creare contenuti, ma anche per tenere sott’occhio il numero di like, followers, visualizzazioni e per mantenere un rapporto con la community che non sia solo a “una via”, ma che obbligherà il creatore di contenuti a scrivere commenti, risposte e annunci. E ricordiamocelo, non parliamo di youtuber o instagrammers con più di 1 milione di followers: tutti sono e saranno sempre di più “creatori”.
La sfida del futuro, in azienda, sarà quindi molto più legata alla creazione di una cultura compatibile non solo con un mondo sempre più digitalizzato, ma anche con delle persone abituate ad esprimersi 24 ore su 24, desiderose di attenzione e di riconoscimento e le cui abitudini potrebbero rivelarsi in parte incompatibili con le politiche più rigide in termini, ad esempio, di restrizioni sul luogo di lavoro (accesso limitato ad internet, divieto di installare app di terze parti, etc).
Ovviamente siamo sicuri che la soluzione non sarà mai lasciare impuniti i neoassunti che si filmano mentre ballano in piedi sulla scrivania, ma possiamo scommettere che le aziende che vinceranno la sfida dell’attrazione dei giovani talenti saranno quelle che troveranno il modo di sfruttare le energie creative e le capacità di connessione dei giovani in un modo che diventino una spinta all’innovazione e non un colpo alla produttività.
