Le differenze tra Telelavoro e Smart Working
Come sappiamo il 2020 ha accelerato l’introduzione del telelavoro e dello smart working in tutto il mondo, in risposta alle esigenze della pandemia. Ciò ha portato molti benefici, ma anche molta confusione tra i due termini, che sembrano simili, ma che realtà presentano delle differenze.

Quali sono le principali differenze tra telelavoro e smartworking?
Il telelavoro consiste nel portare avanti le attività lavorative richieste dall’azienda lontani dalla sede centrale, solitamente da casa. Concettualmente questo tipo di pratica è molto vicina all’attività di ufficio tradizionale, con le stesse scadenze, orari, responsabilità e benefici.
Il telelavoro richiede quindi un tipo di attività che per forza di cose bisogna eseguire sempre nella stessa postazione, in un vero e proprio trasferimento di scrivania da quella dell’ufficio a quella di casa.
Il telelavoro in Italia è regolamentato secondo l’Accordo Quadro del 2004, nelle norme dedicate è previsto il diritto alle pause e quello al riposo durante i turni; allo stesso modo, tra i doveri del dipendente ci sono quello di seguire gli stessi orari dell’ufficio.
L’azienda, inoltre, per legge deve compiere delle ispezioni che comprovino:
1) Una separazione adeguata tra lo spazio domestico e quello lavorativo
2) Il regolare svolgersi delle attività commissionate al dipendente
3) La sicurezza della postazione utilizzata da casa
Lo facciamo Smart?
A differenza del telelavoro, lo smart working si propone più come una vera e propria filosofia, un nuovo approccio al lavoro.
Nello smartworking quindi non sono presenti orari fissi, la produttività non viene misurata tramite gli orari di lavoro, ma tramite il raggiungimento degli obiettivi stabiliti in un certo arco di tempo.

Anche per quanto riguarda la postazione, non viene più data importanza al luogo dove si lavora: chi lavora in smart working ha la possibilità di scegliere la postazione che ritiene più produttiva e comoda.
L’organizzazione di luoghi e tempi di lavoro quindi vengono lasciati principalmente al dipendente, che si trova libero di scegliere la migliore strategia da attuare.
Sono ovviamente presenti delle regole che vadano a strutturare le attività: il disegno di legge approvato nel gennaio 2016 definisce lo smart working come un accordo tra azienda e dipendenti, stabilito da un contratto scritto con un diritto di recessione con preavviso di 30 giorni.
Per quanto riguarda la retribuzione e la copertura medica ed assicurativa, non vi è differenza tra lavoro in ufficio e lo smart working, questa ultima categoria di lavoratori ha infatti gli stessi diritti e doveri di un dipendente regolare.
Soft Skills, Smart Working e altre parole inglesi
A quanto pare sì, lo smart working porta un maggiore livello di engagement e una crescita nei livelli motivazionali nei dipendenti, con anche una migliore identità organizzativa e professionale. Questo potrebbe risultare quindi in un aumento del livello medio di produttività da parte dei dipendenti.
Oltre all’aumento della soddisfazione, ci sono degli ulteriori benefici
1) Riduzione degli spostamenti casa-ufficio
2) Miglioramento della Work Life Balance del lavoratore
Ovviamente, un tipo di approccio del genere porta con sé anche delle componenti a cui è bene prestare attenzione: il passaggio allo smart working deve essere un processo graduale e che deve essere effettuato per aree di competenza, è necessario quindi pianificare una formazione mirata per quanto riguarda le Digital Soft Skills.

È bene inoltre concordare preventivamente l’introduzione dello smart working con la componente sindacale in modo da accordarsi su eventuali problematiche o feedback negativi che potrebbero occorrere in futuro.
Infine, soprattutto per quanto riguarda il middle management, è importante considerare l’importanza della valutazione del carico di lavoro da assegnare a ogni singolo lavoratore, in modo da evitare eventuali problematiche di sovraccarico (information overload) e monitorare eventuali fenomeni di sbilanciamento lavoro – famiglia (stress lavorativo che viene scaricato anche nella vita privata), una problematica più difficile da gestire nello smartworking, dove i confini tra casa e lavoro sono per forza di cose più labili.
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