La digital reputation e perchè le aziende scartano ottimi curriculum
Ognuno di noi, nel corso della vita, cerca di costruire un’idea ed un’immagine ritenuta accettabile dagli altri, sia a livello puramente estetico, sia a livello morale. Tentiamo sempre di limare i difetti visibili, nel tentativo di avvicinarci a quel concetto idealizzato di candore e perfezione che rincorriamo per anni.
Con l’avvento degli strumenti digitali e con la nascita dei Social Network, si sono creati degli spazi virtuali dove possiamo esprimere le nostre opinioni, sia attraverso la propria bolla di contatti, sia commentando pagine pubbliche. In parte, questo spazio virtuale si è sostituito a quello sociale “reale”, e questo cambiamento ha portato notevoli cambiamenti, uno su tutti la questione della diffusione di responsabilità.
Per diverse cause, molti credono erroneamente che in uno spazio virtuale sia possibile esprimere qualunque tipo di concetto, e a causa di questo, negli ultimi anni, sono sorti fenomeni sgradevoli come il trolling, il cyberbullismo, il flame online e la diffusione di fake news.

Ma chi si nasconde dietro a questi utenti “tossici”? Spesso in questa categoria possiamo porre i non nativi digitali, che non hanno ancora compreso gli effetti e l’utilizzo di questi strumenti social, mentre dall’altro lato troviamo i consapevoli, le persone che conoscono gli strumenti ma credono di non essere al riparo dalle conseguenze, anche grazie all’illusione dell’ anonimato online.
Il Curriculum che scriviamo tutti i giorni
Nel corso del tempo è stato possibile appurare come in realtà la reputazione reale e quella virtuale possano spesso coincidere.
Negli ultimi anni le aziende hanno cominciato a raccogliere informazioni tramite l’utilizzo dei social sui propri dipendenti o su persone che si candidano ad una certa posizione lavorativa. È quindi fondamentale possedere una forte reputazione digitale, rilevante nel momento in cui si cerca un lavoro o per quanto riguarda l’immagine di un’azienda, collaterale anche ai suoi dipendenti.
Da una ricerca commissionata da Microsoft in Francia, Germania, Inghilterra e Usa già nel 2010 si rilevava come circa il 70% di chi seleziona il personale rifiuti i candidati in base alla loro immagine digitale, ad esempio coloro che pubblicano contenuti che rimandano all’utilizzo di alcool e droga, oppure discriminatori, contenuti che evidenziano competenze limitate nella grammatica e nella comunicazione o commenti critici riguardo i precedenti datori di lavoro, aziende o colleghi.

È poco utile quindi impegnarsi a scrivere un CV impeccabile se la nostra attività pubblica online ci presenta come sgrammaticati, incoerenti o violenti. Per evitare qualunque conseguenza a riguardo, è fondamentale mantenere un comportamento proattivo all’interno dello spazio virtuale, in modo da riuscire a coltivare una reputazione digitale che possa essere a nostro vantaggio.
Con comportamento proattivo, intendiamo l’intervento atto a proteggere la nostra immagine digitale, ad esempio:
1) Rimuovere contenuti passati che potrebbero ledere la reputazione (digitale, personale e/o aziendale)
2) Evitare discussione e critiche online
3) In caso si presenti l’evenienza, rispondere alle critiche, senza censurarle
4) Riflettere bene prima di postare qualunque tipo di materiale, cercando di anticipare quelle che potrebbero essere le criticità e le conseguenze future
5) Avere un controllo attivo sulle proprie pagine, evitando di condividere contenuti inappropriati
6) Verificare la veridicità di un contenuto prima di diffonderlo
7) Selezionare in maniera adeguata la cerchia dei propri contatti
Scripta manent
I suggerimenti che abbiamo dato sopra non sono preziosi solamente per chi cerca lavoro, ma anche per coloro che sono già impiegati o alla guida di aziende.
Post o commenti che ledono l’immagine aziendale o che trasmettono poca professionalità possono seriamente minare la posizione del lavoratore e costare parecchio, in termini sia di denaro sia di percezione del brand, alle aziende.
È per questo che la formazione fornita da specialisti è importante, soprattutto per formare ed educare i dipendenti all’uso degli strumenti online e per promuovere una sana proattività nel partecipare alla creazione di contenuti e contribuire al discorso sociale in modo coerente, critico e pacato.
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