Il Paradosso della produttività
L’influenza del progresso tecnologico sulle nostre vite
In tutto il mondo, le persone si stanno rendendo conto che le loro vite stanno diventando sempre più frenetiche e estenuanti.
D’altronde, se riflettiamo un momento, dal momento in cui ci svegliamo, siamo tempestati da stimoli di ogni tipo: scriviamo mail, partecipiamo a meeting e ci destreggiamo tra dozzine di app che ci accompagnano per tutta la giornata (lavorativa e non). Lo sviluppo tecnologico ci ha permesso di aumentare esponenzialmente gli strumenti a supporto delle nostre attività. Tuttavia, più che ridurre il carico di lavoro quotidiano, sembra quasi che la tecnologia lo aumenti. Ciò è determinato da visioni spesso erronee inerenti potenzialità e limiti delle tecnologie digitali, ben evidenziate da Elvis Mazzoni a proposito delle consapevolezze necessarie per agire in un’ottica di smart-working.
L’aumento della complessità
Dalla nascita e diffusione del Personal Computer all’inizio degli anni ’80 alla odierna digitalizzazione dei processi produttivi, distributivi e comunicativi, non c’è ambito della nostra quotidianità che non sia influenzato dalle cosiddette ICT (Information and Communication Technologies).
Come siamo arrivati a questo punto? Grazie ad un’evoluzione graduale e progressiva, che ha visto applicazioni e dispositivi moltiplicarsi nel giro di pochi anni:
Nel 2000, i computer erano semplici dispositivi orientati al compito. Avevamo pochi software a disposizione e collaboravamo con un network relativamente ristretto. Con l’evoluzione dei computer e, soprattutto, dei dispositivi mobile sono aumentate anche le applicazioni a nostra disposizione. Improvvisamente c’era un app per tutto, e i nostri dispositivi sono diventati sempre più complessi e invasivi.
Dal momento che ogni app rappresenta una nuova interfaccia a cui prestare attenzione, le quotidiane relazioni con i dispositivi tecnologici sono diventate sempre più caotiche.
Alle notifiche si aggiungono poi reti di relazioni crescenti, associate ad ogni nuova app. Ecco quindi che si è passati da una media di 1.000 comunicazioni all’anno ad oltre 30.000. Al contempo, il numero di app utilizzate per lavoro è aumentato del 43% solamente negli ultimi 4 anni.
E con l’aumento della domanda di dati è aumentato anche la relativa velocità di diffusione, diventando 7 volte più veloce in meno di 10 anni.
Qual è la diretta conseguenza di ciò? La nostra attenzione deve distribuirsi tra decine e decine di canali differenti, ostacolando la concentrazione sui compiti rilevanti.
Come viene influenzata la produttività?
Secondo l’economista Robert Gordon, il crollo di produttività registrato a seguito della rivoluzione informativa sembrerebbe sintomo di una stagnazione tecnologica. Un vero e proprio paradosso, in cui la produttività resta piatta, malgrado le innumerevoli innovazioni tecnologiche che da anni ormai pervadono le nostre economie.
Tuttavia, la questione relativa alla produttività era sorta sin dall’inizio. Emblematica, in questo senso, è l’affermazione di Roberto Solow nel 1987, premio Nobel per l’economia: “si possono vedere computer dappertutto, tranne che nelle statistiche sulla produttività”.
Ma facciamo un passo indietro…
Cosa si intende per produttività?
La produttività è data dal rapporto tra un input e un output, come il risultato del lavoro e le ore necessarie per svolgerlo. Il vero problema sta proprio nel calcolo del primo, poiché i processi di digitalizzazione ci fanno svolgere attività che non lasciano una traccia monetaria. Infatti, molte attività, che una volta erano svolte da personale stipendiato, oggi sono automatizzate, gratuite, e svolte da smartphone e computer (pensiamo alla differenza tra le comunicazioni via posta e quelle via email).
La diretta conseguenza di ciò è che le attività aumentano, ma il “prodotto” del nostro lavoro non aumenta allo stesso modo, proprio a causa dell’incremento di lavoro gratuito. Ecco quindi che anche la produttività, statisticamente parlando, non aumenta.
Come far fronte a questo fenomeno?
Per evitare di andare incontro ad un ulteriore calo della produttività è fondamentale migliorare il proprio rapporto con le tecnologie.
Un primo step potrebbe essere quello di utilizzare specifici strumenti utili a promuovere il Benessere Digitale. È il caso delle nuove applicazioni di Google, studiate per rendere meno dispendiosa l’interazione con i nostri dispositivi, a livello cognitivo.
Al contempo, professionisti del settore possono guidarti verso una migliore comprensione del tuo rapporto con la tecnologia. Unveil Consulting, in questo senso, è una realtà fatta di esperti nell’ambito della trasformazione digitale, che possono aiutarti a mettere in luce rapporti disfunzionali con le tecnologie e suggerirti come migliorarli.
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