Il futuro del Recruitment: Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nella ricerca del personale
Negli ultimi anni sempre più aziende stanno cominciando ad utilizzare strumenti tecnologici (come le intelligenze artificiali) per raggiungere un sostanziale miglioramento e snellimento di molte funzioni.
I sistemi di intelligenza artificiale sono strumenti che cercano di replicare (e superare in performance) alcune prerogative della mente umana, come la percezione visiva, la concettualizzazione di un discorso, il processamento del linguaggio e il problem solving.
Il loro funzionamento si basa solitamente su due processi:
1) Data Mining: l’individuazione di un grande numero di informazioni in poco tempo, utilizzando delle banche dati molto grandi (big data)
2) Machine Learning: un processo che permette di apprendere come svolgere automaticamente azioni ed attività, in modo spontaneo e naturale, apprendendo dall’esperienza e dagli errori, e andando a ricreare (per quanto possibile) i processi del ragionamento umano.
Una delle attività in cui sta sempre più prendendo piede l’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno del contesto aziendale è il recruiting.

Io Robot, Tu Candidato
Come sappiamo, il processo di recruiting non è un’attività semplice: lo svolgimento di un processo di selezione del personale può essere infatti lungo e dispendioso.
Uno screening manuale di un Cv è tutt’ora un processo che richiede molto tempo per essere effettuato ottimamente. Si stima, infatti, che lo screening dei curricula e la selezione dei candidati per un colloquio richiedano (in media) almeno 23 ore di tempo di un reclutatore, e tutto ciò avviene con ogni singola assunzione!
Visti gli strumenti che disponiamo al momento, utilizzare un’AI per il recruiting potrebbe rappresentare un vantaggio per i reclutatori. Infatti, utilizzare un’intelligenza artificiale, permette di automatizzare in maniera ottimale attività ripetitive e dispendiose come lo screening dei curriculum o la pianificazione dei colloqui con i vari candidati.
Proprio per questo motivo, negli ultimi tempi, molte aziende stanno
cominciando ad utilizzare le AI per avere una migliore efficienza e rapidità nei processi di recruiting.
Il lavoro del recruiter quindi potrebbe essere facilitato tramite l’automatizzazione di queste attività, nello specifico:
1) Ottimizzando la ricerca dei candidati tramite l’uso delle keyword
2) Estrapolando automaticamente dati dai curriculum vitae
3) Creando cluster di candidati attraverso l’ausilio dell’analisi semantica, che riesce ad interpretare ed analizzare ottimamente determinati comportamenti e azioni
4) Supportando la creazione di annunci di lavoro
5) Migliorando la ricerca delle informazioni online al fine di arricchire di ulteriori informazioni le schede dei candidati
6) Suggerendo candidati simili a quelli già presenti in azienda
L’AI infatti permette di progettare e pianificare in maniera ottimale le attività di reclutamento e selezione, senza rallentarle
Ci troviamo, quindi, davanti a un duplice vantaggio; il recruiter infatti riuscirebbe così a concentrarsi sugli aspetti più significativi e profondi (lasciando le attività semplici ma dispendiose all’AI), inoltre l’azienda così facendo riuscirebbe a ridurre tempi e costi legati all’intero processo.

AI qualche problema
Come sappiamo, ogni nuova tecnologia porta dei vantaggi, ma anche delle difficoltà intrinseche nello strumento di utilizzo; nello specifico dell’AI possiamo notare tre principali problematiche che abbiamo analizzato:
1) La quantità di dati richiesta
L’AI infatti richiede una mole molto ampia di dati, per riuscire a perfezionarsi in modo da poter simulare un processo di ragionamento che si avvicini a quello umano, in modo da imparare a selezionare un CV con la stessa precisione di un recruiter.
2) I bias umani che potrebbero interferire con il processo di apprendimento
Un’ intelligenza artificiale è addestrata a trovare modelli di comportamento riferendosi a precedenti attività umane.
Se in queste attività svolte precedentemente, sono occorsi dei bias da parte del recruiter (pregiudizi, errori di valutazione), questi errori saranno ‘’tramandati’’ all’AI, che potrebbe quindi apprendere, quindi basare il proprio comportamento su modelli errati a priori.
3) Lo scetticismo da parte dei recruiter verso le AI
Come è possibile immaginare, non tutte le persone che svolgono il ruolo di recruiter sono aperte alle novità (soprattutto se entra in gioco un sistema che può fare meglio di loro, cosa che potrebbe portare diffidenza, per paura di essere sostituiti); inoltre, gli strumenti tecnologici odierni potrebbero essere di difficile comprensione ed applicazione per i recruiter più esperti, ma che presentano difficoltà nell’utilizzo delle tecnologie
Cosa possiamo concludere quindi? L’intelligenza artificiale potrà sicuramente essere uno strumento utile per il futuro, ma non basta inserire uno strumento nuovo all’interno di un’azienda e sperare che faccia tutto da solo; sta sempre a noi, gli umani, gestire questi strumenti e tentare di risolvere le problematiche che si possono presentare.
Come dice lo stesso nome, gli strumenti tecnologici sono solamente ‘’strumenti’’, è comunque necessaria una mano (o mente) che li muova e li gestisca, per ottenere i risultati sperati.
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