I Simpsons e la Creatività in azienda
Nel nostro Torneo delle Soft Skills più importanti per le aziende che ci seguono, il primo round lo ha stravinto la Creatività, posta contro la Comunicazione e il Decision Making. E c’è poco di cui sorprendersi, dato che viene spesso citata come la prima, essenziale abilità necessaria per la risoluzione dei problemi, promuovere l’innovazione e per sostenere il cambiamento.
La capacità di generare nuove idee e di approcciare i compiti da angolazioni differenti è riconosciuta come fondamentale in tutti i campi dell’intelletto umano, dall’arte alla scienza, dall’avvocatura all’architettura, dal gioco alla comunicazione d’impresa.
E quindi, con l’appuntamento Show Skills di oggi, vogliamo parlare di cosa i Simpsons possano insegnarci sul mondo della Creatività, grazie ad esempi che vengono dalle innnovazioni portate dallo show nell’ambito dell’intrattenimento. Vedremo anche come mai le ultime stagioni non hanno avuto successo… e cosa le aziende e le persone possono imparare dallo show americano!

La Creatività nei Simpsons: dalle piccole alle grandi idee
I Simpsons nascono come racconto di una “famiglia disfunzionale”, un progetto creativo sin dal suo concept, che è esploso anche grazie alla immediata riconoscibilità dei personaggi, disegnati in giallo. La scelta del colore mostra che la vena artistica dei primi autori, e ha pagato enormemente grazie al fatto che i personaggi risultavano subito riconoscibili mentre si faceva zapping.
Sin dalla prima puntata, nel “lontano” 1989, i Simpsons hanno trattato temi importanti e rilevanti non solo per l’epoca in cui venivano trasmessi, ma anche per quelle future. Ed è così che sono nate le famose “predizioni” dei Simpsons, ovvero eventi o tecnologie descritte nello show che sono poi accaduti veramente, dalla elezione di Donald Trump come presidente 16 anni prima della sua nomina, all’acquisto della Fox da parte di Disney. Le sconcertanti predizioni sono state raccolte in un sito web interattivo che presenta molti di questi esempi. È evidente che a mantenere una alta e costante varietà di personaggi e situazioni prima o poi si finisca per azzeccare qualche previsione, ma è anche importante nostare come solo i Simpsons siano riusciti nell’intento di diversificare enormemente i propri episodi e temi trattati, già dalle prime stagioni, indiscutibilmente le migliori.
Questo perché la serie ha potuto godere di una notevole elasticità, grazie al fatto di presentare numerosi e diversificati personaggi, e una città, Springfield, ben definita nei suoi luoghi più caratteristici, come la centrale nucleare, il bar di Moe e il minimarket di Apu. Tutte queste “variabili” hanno gettato le basi per poter moltiplicare ogni tema trattato per un numero sterminato di personaggi, situazioni, luoghi ed interazioni, garantendo diversificazione e freschezza in ogni episodio.
Questa qualità non è certo presente nelle nuove stagioni, per diversi motivi. Ad esempio la progressiva assurdità ed “impossibilità” delle situazioni presentate, forse per mancanza di idee, ne hanno diluito l’identità. Oppure il fatto che, nel frattempo, il mondo è cambiato, e l’humour che oggi definiremmo politicamente scorretto (denotato da forti stereotipi razziali, ad esempio) che funzionava all’epoca di Bush e Clinton, funziona certo meno in un mondo in cui Trump è presidente degli Stati Uniti. Infine, lo show ha sofferto per la mancanza dei creatori e doppiatori iniziali. Ma cosa possono imparare le aziende dai peccati e le virtù dei Simpsons?
La creatività in azienda: la causa e la soluzione a tutti i problemi!
La straodinaria varietà di storie e situazioni che i Simpsons propongono derivano non solo dalla forte vena creativa dei creatori dello show, ma anche dalle loro relazioni, fatte di sodalizi ma anche di conflitto, che d’altronde è uno dei maggiori catalizzatori del pensiero creativo.

In azienda uno dei maggiori fattori che facilitano la creatività è la possibilità di comunicare, di confrontarsi e anche di scontrarsi. Questo perché siamo tutti bravi a generare idee (un processo definibile “divergente”) e scriverle tutte su post-it o lavagne, ma il difficile sta nel riconoscere veramente quelle di valore, eliminando il superfluo grazie a pensiero critico, l’analisi del contesto e l’input, più o meno critico, di altre persone (processo “convergente”).
Così come nei Simpsons vengono quindi generati numerosi personaggi e luoghi, che successivamente vengono distillati in episodi di 20 minuti, anche in azienda alla generazione delle idee deve seguire un momento di ordine e coerenza. Questo processo viene favorito da una cultura aperta al nuovo e in cui i lavoratori si possano abituare a comunicare e a condividere i loro risultati, anche se si tratta di prodotti parziali e non rifiniti.
Un altro tema centrale per lo sviluppo della creatività in azienda è la questione del talento. I creatori e i doppiatori dei Simpsons ne avevano da vendere, e una volta che una figura chiave (come l’amato Tonino Accolla, doppiatore italiano di Homer) viene a mancare o decide di perseguire altre carriere, si presenta il problema di sostituirlo…e a fare in modo che futuri talenti non abbandonino l’azienda! La gestione del talento è un tema complesso, che richiede alle aziende di saper gestire processi complessi e vitali, come employer branding, selezione del personale, onboarding, analisi dei fabbisogni, valutazione e incentivazione. Quando i talenti scompaiono lo si nota dal primo giorno in cui mancano, che sia un nuovo giorno di lavoro…o una nuova stagione!

In definitiva, le Creatività deve essere gestita molto bene innanzitutto a livello organizzativo, con un occhio sia alle persone sia ai processi…ma bisogna fare attenzione! Un’eccessiva spinta al pensiero creativo e si rischia di creare un ambiente in cui le idee nuove vengono incentivate giusto per il gusto di farlo, e, proprio come nello show, si rischia di perdere di vista quella identità (che sia organizzativa, di brand o di ruolo) che permette alle aziende, e alle serie tv, di rimanere coerenti con la cultura aziendale o i temi comunicati.
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