Dalla Città dei Robot all’ufficio: gli automi diventeranno i nostri capi?
Gli autori di Terminator: Destino Oscuro hanno provato ad avvertirci: i robot prenderanno il sopravvento. E non si fermeranno, qualunque cosa facciamo, che sia gettarli in una fornace o sommergerli in un mare di sequel scadenti.
Nonostante tutto, l’innovazione tecnologica prosegue, incurante della sempre più vicina apocalisse per mano di un’onnipotente intelligenza artificiale. Ne è prova la Città dei Robot, evento milanese che, fino al 1 marzo, ospiterà bambini, ragazzi e genitori per incontri ravvicinati con robot dotati di intelligenza artificiale, ma anche spazi di realtà virtuale, ologrammi e videogiochi. E se tra queste innovazioni si nasconda il nostro prossimo manager?

La Città dei Robot
L’evento è un’ occasione importante non solo per avvicinare i giovani e giovanissimi al mondo dell’automazione e dell’interazione uomo-macchina, ma anche per fare il punto sulle strabilianti innovazioni che hanno visto come protagonisti i robot negli ultimi anni. Ecco alcuni esempi interessanti che si possono trovare alla Città dei Robot:
Robo Thespian è un robot attore pensato per le interazioni con gli esseri umani dotato di grande espressività e capacità di movimento. È in grado di intrattenere, vendere, insegnare e recitare, e sostituirsi al corpo di una persona che, a distanza, può controllarne i movimenti.
Reeti, invece, è un piccolo robot con una testa interamente animata, che può leggere le emozioni delle persone che stanno attorno a lui e imparare a regire correttamente. Il suo corpo funziona come un PC a tutti gli effetti: può ricevere mail e feed, pubblicare su Facebook e scattare foto e filmati.
Aibo, infine, è un robot-cagnolino in grado di percepire l’ambiente circostante e muoversi in modo autonomo. È pensato per simulare l’intero sviluppo dell’animale: mano a mano che interagirà con il suo padrone, imparerà nuovi comandi, mentre la sua personalità muterà da quella di un cucciolo a un animale adulto.

Robot al Lavoro
Le infinite applicazioni e l’indubbio fascino che i robot esercitano su grandi e piccini non sono soltanto limitati a fiere ed eventi di settore, ma fanno parte dell’ormai quotidiano dibattito sulla presenza dei robot sul posto di lavoro.
Abbiamo già parlato dei “robot come colleghi” in un nostro precedente articolo, ma oggi vogliamo soffermarci su un tema chiave: che effetto fa la prospettiva di lavorare con un robot ai dipendenti e professionisti di oggi?
Se da un lato infatti siamo inondati da film e show che ci mettono in guardia contro i pericoli di un futuro sempre più automatizzato ed autonomo, dall’altra, guardando al mondo del lavoro, si intravede molto più ottimismo.
Robo-colleghi e Robo-capi
In un sondaggio commissionato da Oracle, infatti, due terzi dei lavoratori ha dichiarato di preferire un robot al proprio capo, specialmente grazie alla loro capacità di rimanere imparziali, risolvere problemi e seguire i programmi di lavoro.
Purtroppo questo sondaggio non ha avuto partecipanti italiani, ma il nostro paese sembra comunque avere chiare opinioni in merito. Ad esempio, un sondaggio Doxa ha rilevato che i robot sono più apprezzati dagli operai che dai dirigenti, grazie al fatto che questi macchinari svolgono le attività più pericolose o ripetitive.

Anche se le preoccupazioni relative all’automazione esistono, e sono legate al timore che i robot ci sostituiscano, è anche vero quindi che sia difficile negare l’indubbia utilità di questi macchinari così complessi ed affascinanti. Specialmente nel momento in cui sostituiscono lavoratori umani nel compiere mansioni rischiose, o permettono un imparziale e preciso monitoraggio dei progressi.
In definitiva, in questo clima di cambiamento, è evidente come i robot siano validi sostituti non tanto dei lavoratori, ma di quegli aspetti del lavoro che non possono dare spazio all’errore o al bias umano.
È importante però chiedersi questo: il fatto che lavoratori preferiscano un capo robot la dice più lunga sulle meraviglie della tecnologia o sulla qualità della formazione manageriale in azienda?
Ai posteri (almeno quelli sopravvissuti alla robo-apocalisse) l’ardua sentenza.
